Passa ai contenuti principali

Buon Natale alla Dickens

Sta mattina (durante la poppata delle 5) stavo leggendo un pò di post arretrati dei vari blog che seguo ed ho trovato questo post di Linda sulla zampogna, che mi ha risvegliato tanti bei ricordi. 
Mi sono ritrovata catapultata a molti (si ma non troppi :p ) natali fa alla Dickens (andate a vedere Canto di Natale di Topolino se no che Natale è?!), quando adolescente mi infastidiva la costanza degli zampognari che dietro la porta (immaginate per le scale di un palazzo come rimbomba) suonavano finchè non uscivi con qualche spicciolo. Quello che pensavo all'epoca era che non riuscivo a leggere o a guardare un film e pensavo che erano li solo per soldi, non per spirito natalizio, quindi non avranno i miei soldi, ed ero pure fiera, quasi fosse una lotta tra me e loro a chi cedeva prima, io a pagare o loro a smettere di suonare. Che poi se gli davi subito qualche soldo loro andavano via, non è che ti chiedevano se volevi ascoltare qualcosa o si proponevano di allietare il tuo spirito natalizio con qualche canto. Ora invece mi mancano quei suoni per le strade che annunciavano l'arrivo del Natale ed il mio fantasma dei natali passati forse è vestito proprio da zampognaro, mentre mi mostra una me bambina che chiede un cartoccio di caldarroste passando davanti a quello che sarebbe diventato il mio liceo (e che ora non è più una scuola ma ospita non so quali uffici), mia madre che non vuole (ci credo nonno aveva un castagneto spontaneo vicino casa!) e papà che si lasciava convincere, ma poi alla fine era lei che me le sbucciava perchè era l'unica che non si scottava. Ora sono io a casa che sbuccio le castagne,  perchè chi sa com'è ma quando diventi mamma neanche il fuoco ti può fermare! Mi ricordo il rituale della vigilia (quando mamma ci "cacciava" di casa per fare le pulizie in modalità fast e farci trovare tutto pronto al nostro rientro), quando andavo con papà in edicola e compravo la raccolta natalizia dei classici di Topolino, con la copertina dorata e quattro giornaletti incollati insieme che finivano comunque troppo presto ma che conservavo con cura rimirando quella bella copertina dorata con tutti i personaggi sorridenti e vestiti a festa, gli agrifogli e gli alberi addobbati, che il nostro non era mai uguale ma che ci provavo sempre a farlo assomigliare a quelli Disney.
Persa nei ricordi mi sento tirare, è il fantasma dei natali presenti che sta ancora ciucciando il suo lattuccio (è proprio suo, espressamente prodotto per lui...buon natale e buona vita ciccino piccino) e vedo il nostro piccolo alberello di un metro scarso (perfetto per la nostra prima casa di 33m2 ed ora perfetto per i nostri piccoli che possono addobbarlo e giocarci senza farsi male. Andremo inseme tra un anno o due a comprarne uno grandissimo come piace a loro), che però si avvicina molto a quello che sognavo da bambina, e sotto il presepe di creta fatto da Matteo durante i laboratori artistici di Sonia. Vedo che anche se mi mancano certi momenti che vorrei far vivere anche ai miei figli non devo avere fretta nè pensare che i miei ricordi debbano essere gli stessi per loro, anzi, saranno bei racconti da fare vicino al caminetto (che un giorno avremo) ed occasioni per portarli a tanti eventi folkloristici dei paesini intorno ad Isernia - città in cui siamo cresciuti - come la 'Ndocciata ad Agnone, la tradizione natalizia legata al fuoco più imponente del mondo o i festival della zampogna a Scapoli ecc. Avranno i loro riti, le loro tradizioni ed i loro ricordi del Natale, sta a me fare in modo che siano felici.
Emi ritrovo davanti ad uno specchio, con qualche ruga in più specie ai lati degli occhi e della bocca, segni di molti sorrisi e qualche lacrima, con i capelli un pò più bianchi e due ragazzetti infagottati con cui andiamo in giro, uno dei due specialmente non è contentissimo perchè quest'anno non voleva partire per andare ad Isernia a passare il Natale, voleva stare con gli amici e quella ragazzina li, ma gli passerà presto e poi sa che i nonni sono contenti di vederlo, che ci sono amici che lo aspettano anche li e poi zio ha skipe...

Buon Natale

Commenti

  1. Mi hai fatto venire il groppo in gola!
    I tuoi ricordi son molto simili ai miei :)
    Buone feste cara!!!!

    RispondiElimina
  2. Carissima, ti ho contattato la prima volta in occasione della nascita del tuo piccolo Jacopo. Il 22 è nata la mia bambina, Chiara, e il mio seondo cesareo, di cui avevo tanta paura, è andato benissimo, molto meglio del primo. L'unica nota negativa è stata che la piccola è nata con un mese d anticipo, ecosì per prudenza siamo rimaste entrambe ricoverate qualche giornoin più della norma. Il nosto Natale è quindi trascorso in clinica e anche se ero felice per aver con e Chiara la sera del 24, quando i parenti sono andati via, mi sono fatta un piantino, per non poter essere col resto della famiglia. Comunque adesso siamo finalmente a casa, e aprofitto di un momento di nanna dela bambina per farti tanti auguri per il nuovo anno, peer tutta la famiglia e in particolaare per il nuovo arrivato.
    Un abbraccio
    Nicoletta

    RispondiElimina
  3. Scusate il ritardo ma apro il blog solo ora da...neanche mi ricordo... Tantissimi auguri a tutte!!! In ritardo per Natale ma c'è la befana che anche se si porta via tutte le feste noi un motivo per festeggiare lo troviamo sempre...vero? ;)
    Doppi auguri a Nicoletta che si starà spupazzando la sua piccolina ^__^ ha giusto un mese di differenza col mio piccolo kriptonite :) sono contenta che sia andato tutto bene, ora come stai? Qualche lacrima scappa anche a me ancora oggi (sempre meno ^___^ ), vuol dire che serve tirarle fuori e non tenerle dentro che poi si allaga il cervello e non vediamo bene le meraviglie che di circondano.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Dove arrivo metto pizzuco*

"Pizzuco"( immagine presa dal web) Questo post si doveva chiamare "Di coerenze, incoerenze e sopravvivenze" ma secondo me così rende meglio l'idea. Il pizzuco (o cavicchio*) è un pezzo di legno appuntito che mio nonno usava per piantare i germogli nell'orto e che io gli rubavo sempre per affondarlo nella morbida terra appena dissodata. L'espressione dove arrivo metto pizzuco  indica che dopo i molti sforzi fatti per fare un certa cosa (originariamente riferito al lavoro nei campi) non bisogna disperare ma piantare il pizzuco  per tenere il segno di dove si è arrivati e ricominciare l'indomani da quel punto. Nel tempo si è persa l'accezione positiva ed è diventato qualcosa tipo "chi se ne importa, dove arrivo mi fermo" ma non è il mio caso. Quello che intendo dire è che mi prodigo ogni giorno per fare del mio meglio ed essere coerente con i miei ideali  lo stile di vita che ho scelto ma non sempre ci riesco. Per quanto mi sforzi v

Ti consiglio un libro: Le guidine. Parigi

Grazie al green pass ed al miglioramento della situazione Covid-19 per molti sarà possibile tornare a viaggiare e mai come quest'anno le vacanze rappresentano il nostro desiderio di normalità e di ricarica dopo un periodo tanto difficile. E' necessario mantenere ancora alta la soglia di attenzione per non rendere vani gli sforzi fatti ma possiamo cominciare a fare progetti a lungo termine e sognare la prossima vacanza. Per questo vi consiglio Le guidine  di edizioniEL.  Sono guide complete per crescere dei piccoli viaggiatori capaci di osservare il mondo con spirito critico, immergendosi nella storia e nella cultura dei luoghi che andranno a visitare. Non sono pensate per semplici turisti che collezionano foto di mete famose, ma sono divise in sezioni che informano ed incuriosiscono i bambini, spingendoli ad osservare ciò che li circonda, assaporando ogni momento del viaggio.  Qual è per te la differenza tra turista e viaggiatore?  Per me sta soprattutto in ciò che ti spinge a

Come ricavare un set da bagno da un accappatoio

Non so voi ma io non ho mai sopportato gli accappatoi, ho sempre preferito il telo da bagno, magari non di spugna ma di cotone a nido d'ape, mi sembra più comodo e si asciuga più velocemente. Per questa mia antipatia verso gli accappatoi avevo chiesto a mia madre di non regalarmene per il matrimonio, tanto non li avrei usati, ma ne ho acquistati due economici del tessuto che preferivo (a nido d'ape...ma qualcuno sa se c'è un nome preciso per questo tessuto?), tanto per averne, magari per la piscina. In piscina però non ci siamo mai andati e nel frattempo abbiamo scoperto la praticità della microfibra, i nostri accappatoi quindi erano solo un ingombro inutile. Peccato per il tessuto, nuovo e di buona qualità. Non potevo mica buttarli! Ho pensato di riutilizzare il tessuto creando un set da bagno personalizzato per Matteo.    Ecco come: Per prima cosa ho separato tutte le parti da cui è composto l'accappatoio (cinta, tasche, cappuccio, maniche, lembi anteriori e pannello