Se avessi una risposta certa sarei la fata madrina, ma farsi delle domande ha il potere di aiutare a cercare delle risposte, quindi un'idea me la sono fatta.
Quello che penso è che essere ottimisti è faticoso, richiede impegno e costanza, ti tiene costantemente in tensione quindi, se il carico aumenta, anche di poco, l'equilibrio si spezza.
Per anni mi sono ripetuta che Dio non ci manda niente di più e niente di meno di quello che possiamo sopportare, così, affrontando ogni giorno, saremo sempre la versione migliore di noi stessi. Oggi sento che a questo va aggiunta una piccola postilla: "per quel che va troppo in là ci ha donato una comunità ".
Lo ripeto sempre ai miei figli: " l'idea più geniale dell'uomo è stata vivere in comunità ".
Non in gruppo o in branco (tant'è che il termine branco viene usato quando gruppi di persone compiono azioni inumane) ma in comunità, per sostenerci l'un l'altro.
Non mi sento più frustrata per non aver fatto tutto quello che ci si aspettava da me ma non smetto di fare del mio meglio, se sono stanca cerco di organizzarmi per riposare ma se non riesco chiedo aiuto. Non sempre l'aiuto si traduce in qualcuno che fa quella cosa al posto tuo, anche perché siamo tutti occupati, ma un abbraccio non manca mai e neanche la comprensione; questo mi ha resa più comprensiva anche con me stessa.
Sono felice come non mi succedeva da tempo e di questo devo ringraziare mio marito ed anche il lockdown, uno perché mi ha sempre sostenuta, l'altro perché mi ha fatto scoppiare e toccare il fondo così ho avuto l'appoggio per puntare i piedi e spingermi verso l'alto.
La mia insicurezza non è sparita magicamente, ma ho scelto di non coltivarla più, di espormi e correre qualche rischio.
Step by step, day by day.
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